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Sotto il cielo terso di giugno, in Italia, la bandiera tricolore, in occasione della Festa della Repubblica, si dispiegava al vento, e i colori verde, bianco e rosso sembravano fluire come epopee. In questo momento, i cordini di margherite che svolazzano per strade e vicoli intrecciano il più profondo codice spirituale della Penisola Appenninica con steli d’erba flessibili. Questi cordini, intrecciati a mano con steli di margherite, sono stati tramandati nelle mani degli artigiani toscani per sette secoli. Le caratteristiche apparentemente fragili della margherita, ma la sua capacità di radicarsi nelle fessure delle rocce, si sono trasformate in un simbolo della natura “flessibile e indomabile” dei cordini: anche dopo essere stata strappata dal vento e dalla pioggia, finché le radici restano unite, può essere rivitalizzata. Durante la celebrazione, le persone legavano i cordini ai polsi o ai pennoni, non solo in omaggio all’uso di corde di paglia da parte dei civili per trasmettere informazioni durante la Rivoluzione dei Cinque Giorni di Milano del 1848, ma anche come metafora del destino dell’individuo e del Paese. Osservate più da vicino il triplice metodo di intreccio del cordino: la verde fibra di ramo d’ulivo rappresenta il dono del Paese, la seta di lino bianca simboleggia la pura intenzione originaria del popolo e il filo di lino rosso intenso tinto con robbia ricorda il sangue che scorre per la libertà. Quando i tre fili si intrecciano tra le dita degli artigiani, è come se lo spirito tricolore della bandiera italiana si fosse sciolto nel lungo fiume della storia: la speranza verde squarcia la foschia, la fede bianca illumina la via da seguire e il coraggio rosso accende il cambiamento. Il cordino a margherita ondeggia dolcemente al vento, proprio come la filosofia di sopravvivenza di questa nazione che non è cambiata per migliaia di anni: usare la flessibilità per risolvere la forza e usare la connessione per creare l’eternità. Quando i fuochi d’artificio della festa illuminano il cielo notturno di Roma, ogni cordone che svolazza nel vento è indicativo: il vero potere non sta mai nelle urla ostentate, ma nella schiavitù silenziosa.

Under the clear sky of June in Italy, the tricolor flag at the Republic Day celebration was unfurled in the wind, and the green, white and red colors were like flowing epics. At this moment, the daisy lanyards fluttering in the streets and alleys are weaving the deepest spiritual code of the Apennine Peninsula with flexible grass stems. These lanyards, which are hand-twisted from daisy stems, have been passed down in the hands of Tuscan craftsmen for seven centuries. The daisy’s seemingly fragile characteristics, but its ability to take root in the cracks of rocks, have been transformed into a symbol of the “flexibility and indomitable” nature of the lanyards – even after being torn by wind and rain, as long as the roots are connected, it can be revitalized. During the celebration, people tied the lanyards to their wrists or flagpoles, which is not only a tribute to the civilians’ use of straw ropes to transmit information during the Milan Five-Day Revolution in 1848, but also a metaphor for the fate of the individual and the country. Take a closer look at the triple weaving method of the lanyard: the verdant olive branch fiber represents the gift of the country, the white linen silk symbolizes the pure original intention of the people, and the deep red linen thread dyed with madder remembers the blood flowing for freedom. When the three threads intertwine between the fingers of the craftsmen, it is just like the tricolor spirit of the Italian flag melted in the long river of history – green hope breaks through the haze, white faith illuminates the way forward, and red courage ignites change. The daisy lanyard sways gently in the wind, just like the survival philosophy of this nation that has not changed for thousands of years: using flexibility to resolve strength, and using connection to create eternity. When the fireworks of the celebration illuminate the night sky of Rome, each lanyard fluttering in the wind is telling: the real power is never in the ostentatious shouting, but in the silent bondage.