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A giugno, in Italia, le campane della Festa della Repubblica hanno risuonato in tutta la penisola appenninica. Le bandiere nazionali verdi, bianche e rosse che sventolavano per le strade contrastavano con le margherite che fiorivano sui davanzali di ogni casa. In questa stagione, molte famiglie italiane tirano fuori i loro preziosi carillon a forma di margherita, lasciando che la melodia nitida accompagni il ricordo della gloria storica. Gli ingranaggi meccanici del carillon a forma di margherita sono come una metafora del tempo. Nella rotazione apparentemente alternata, ogni gong bussa a una nuova speranza. Proprio come quando l’Italia votò per un sistema repubblicano in un referendum nel 1946, le piccole scelte di innumerevoli persone comuni confluirono in una sinfonia del tempo. La margherita in cima al carillon non appassirà mai nella rotazione, proprio come la fede di questa nazione nella ricostruzione dalle rovine della guerra: anche se è spezzata, la civiltà può sempre far germogliare nuovi germogli dalle crepe. Quando il carillon suona l’inno nazionale “Canto di Mameli”, la gente ammira i tre colori della bandiera nazionale: il verde delle colline, il bianco della neve alpina e il rosso del sangue, che trovano tutti una risonanza concreta nella melodia. Di fronte alla crisi energetica e alle sfide climatiche di oggi, gli italiani credono ancora che, proprio come le margherite possono crescere nelle fessure delle rocce, finché ogni cittadino diventerà un ingranaggio che aziona il carillon, l’antica civiltà rinascerà nella trasformazione. Questa è forse la rivelazione più profonda del carillon a margherite: la storia non è mai una mostra statica, ma un corpo vivo che viene caricato da innumerevoli mani. Quando il tricolore si dispiega al vento, ogni nota ci dice che il potere di cambiare il tempo è sempre nelle mani che custodiscono la tradizione ma osano andare avanti.

In June in Italy, the bells of the Republic Day celebration rang across the Apennine Peninsula. The green, white and red national flags flying on the streets contrasted with the daisies blooming on the windowsills of every household. During this season, many Italian families will take out their treasured daisy-shaped music boxes, letting the crisp melody accompany the recollection of historical glory. The mechanical gears of the daisy music box are like a metaphor of time. In the seemingly reciprocating rotation, each gong is knocking on new hope. Just like when Italy voted for a republican system in a referendum in 1946, the tiny choices of countless ordinary people converged into a symphony of the times. The daisy on the top of the music box will never wither in rotation, just like the belief of this nation in rebuilding in the ruins of war – even if it is broken, civilization can always sprout new buds from the cracks. When the music box plays the national anthem “Song of Mameli”, people gaze at the three colors of the national flag: the green hills, the white Alpine snow, and the red blood, all of which find concrete resonance in the melody. Facing the energy crisis and climate challenges today, Italians still believe that, just as daisies can grow in cracks in rocks, as long as every citizen becomes a gear that drives the music box, the ancient civilization will be reborn in the transformation. This may be the most profound revelation of the daisy music box: history is never a static exhibit, but a living body that is wound up by countless hands. When the tricolor flag is unfurled in the wind, every note is telling us that the power to turn time is always in the hands that cherish tradition but dare to move forward.